Ponte di Genova: smentita ipotesi crollo per caduta bobina da Tir

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sabato 3 novembre 2018

Il ponte crollato

Nella puntata di Report su Raitre, in onda lunedì 5 novembre, si parlerà dell'inchiesta sul crollo del ponte Morandi avvenuto il 14 agosto scorso. Ci saranno le interviste esclusive fatte al Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, a un ingegnere di Autostrade per l'Italia, che per la prima volta spiegherà come è crollato il ponte, e al Presidente della Liguria Giovanni Toti.

A causa del crollo morirono 43 persone, fra i quali quattro bambini. Il progetto del ponte fu elaborato dall'ingegnere Riccardo Morandi e la costruzione fu completata nel 1967, ma dopo dieci anni sono cominciati i problemi, e così nel 1993 dovettero rifare i quattro tiranti di un pilone. Dal 2000 l'A10 è stata data in concessione ad Autostrade per l'Italia, che incassa i pedaggi, ma deve provvedere alla manutenzione.

Subito dopo l'incidente la procura di Genova ha aperto un'inchiesta con l'accusa di omicidio colposo plurimo e disastro colposo; fra gli indagati ci sono Giovanni Castellucci amministratore delegato di Autostrade, Vincenzo Cinelli, direttore della Vigilanza del ministero dei Trasporti e quattro ingegneri del provveditorato alle opere pubbliche,

Quali sono state le cause scatenanti? Probabilmente una è stata la mancata manutenzione dei tiranti, che doveva cominciare in questo periodo, dopo tre anni di progettazione, nonostante i solleciti fatti per avviare il monitoraggio del ponte con dei sensori permanenti. Ma Autostrade si difende dicendo che i tiranti non sono la causa del crollo e che la manutenzione non era così urgente poiché avevano fatto le proprie verifiche.

L'ingegnere Agostino Marioni, ex presidente della società che si occupò dei lavori di rinforzo della pila 11 nel 1993 e sentito come persona informata dei fatti dalla procura, ha affermato che in un primo momento aveva pensato che la causa del crollo del ponte Morandi fosse stata la corrosione degli stralli. Poi vedendo alcuni video ha ipotizzato che a far collassare il viadotto potrebbe essere stata la caduta di una bobina di acciaio trasportato dal camion passato pochi secondi prima. Secondo i suoi calcoli, se il tir, che andava a una velocità di circa 60 km/h, avesse perso il rotolo che pesa 3,5 tonnellate, avrebbe sprigionato una forza cinetica pari a una cannonata. Per verificare ciò basta controllare se sulla bobina ci sono tracce di asfalto.

Silvio Mazzarello, uno dei titolari della MCM Autotrasporti di Novi Ligure (Alessandria), nega che a causare il crollo del viadotto possa essere stato uno dei suoi camion, come ipotizzato ieri dall'ingegnere Agostino Marioni, sentito come teste in procura. Lo stesso proprietario ha affermato che la bobina si trovava ancora sul semirimorchio, nel proprio alloggiamento, quando il tir è finito sotto il ponte Morandi. Lo si capisce da come si è deformata e dallo stato del mezzo; tutto ciò è documentato dalle foto della polizia.

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Fonti[modifica]