Università: il governo risponde alle spese eccessive

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lunedì 10 novembre 2008

Università di Brescia, facoltà di economia

Secondo il governo il problema attuale dell'università italiana si chiama "gigantismo": l'introduzione del modello «3+2» nel 2000 ha infatti portato all'esplosione del numero dei corsi di laurea (oggi 5.073, ma il record è del 2007, con 5.412). A questi si aggiungono gli oltre 180.000 insegnamenti, che assieme hanno trascinato il bilancio delle accademie vicino al baratro.

In questi numeri si è rispecchiato l'aumento del personale ordinario (dal 2000 + 32,2%), il cui stipendio è pari al 63,7% delle spese dell'ateneo. Oggi il loro numero è maggiore a quello degli associati (il quale già tendeva a raggiungere quello dei ricercatori), mentre gli studenti sono cresciuti solamente del 10,6%.

L'università italiana con il maggior numero di professori ordinari e associati è quella di Sassari: 477 per 7.284 studenti. Gli atenei con i bilanci peggiori sono invece quelli di Siena, Firenze, Pisa e Trieste.

Al fine di razionalizzare queste spese è intervenuto, giovedì 6 novembre, il governo. Queste sono le principali decisioni approvate:

  • 65 milioni di € per nuove residenze universitarie (aumento di circa 1.700 posti letto).
  • Nuove assunzioni solo per gli atenei virtuosi. Questi potranno spendere per i neoassunti il 50% della spesa relativa al personale cessato nell'anno precedente, con l'obbligo di destinarne il 60% ai ricercatori.
  • 150 milioni di euro per favorire il turnover: per ogni pensionato ultra settantenne si potranno assumere due nuovi ricercatori.
  • 135 milioni di euro per borse di studio.
  • Bonus finanziario per gli atenei che elimineranno corsi e sedi distaccate inefficienti.
  • Premio per le università virtuose in base a risultati formativi ed attività di ricerca.
  • Maggior trasparenza nei concorsi, instaurando una commessione estratta a sorte da un pool di professori.

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