Caso Francesco Montis

Questa pagina è protetta
Da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

28 novembre 2011

Il caso Francesco Montis riguarda la morte di quest'ultimo avvenuta a Varanasi, in India, il 4 febbraio 2010, coinvolge Tomaso Bruno ed Elisabetta Boncompagni. Questi ultimi due sono stati accusati di omicidio dalle autorità locali, anche se proclamatisi innocenti, quindi sono stati subito arrestati e condannati in primo grado all'ergastolo; stanno scontando la condanna nel carcere di Varanasi. Tuttavia, i due ragazzi si sono sempre proclamati innocenti, inoltre non ci sono prove per la condanna, il processo è circondato da una serie di stranezze giudiziarie. Solo nell'estate del 2011 il caso è andato nelle cronache nazionali, dopo che il 23 luglio sono stati condannati all'ergastolo.

La vicenda

I tre ragazzi erano amici, ma tra Francesco, detto Checco, ed Elisabetta c'era una relazione amorosa da tempo. All'epoca Montis aveva 30 anni, Tomaso 27 ed Elisabetta 36. Da qualche giorno in vacanza in India con degli amici, condividevano la stessa stanza di albergo[1]. Il giorno precedente, durante un giro in città, Checco ed Elisabetta sono stati avvicinati da un signore che gli ha venduto dell'hashish e dell'eroina. Poco dopo, tornati in albergo, hanno fatto uso di tali sostanze, quindi cenato regolarmente in camera, senza più uscire la sera. Si coricano nel letto, si addormentano in successione prima Checco, poi Elisabetta e quindi Tomaso. La mattina seguente, verso le 8:00 Elisabetta si sveglia e prova a chiamare anche il fidanzato, che però non risponde, dopo qualche prova, la ragazza spaventata decide di svegliare Tomaso, che rendendosi conto del malessere prova a prestare un primo soccorso, tuttavia senza successo. Viene immediatamente chiamata la reception dell'hotel per chiedere aiuto. In pochi minuti arrivano i soccorsi da parte dei camerieri ed il ragazzo viene trasportato d'urgenza in ospedale con gli amici a bordo di un taxi. Qui il dottore, dopo una breve visita, attesta la morte di Checco.

Il caso richiama i giornalisti, che arrivano immediatamente, ed i ragazzi si ribellano perché il corpo del loro amico, appena mancato, è scoperto. Dopo un quarto d'ora il corpo viene rinchiuso in uno sgabuzzino, dove rimane per diverso tempo. Ai ragazzi viene detto di tornare verso le 14:00; quando questi arrivano è presente la polizia che chiede ai due di ritirare i passaporti per il tempo necessario a capire le cause della morte di Francesco, senza pensare alla possibilità di poter essere accusati di omicidio. A questo punto i due chiamano la famiglia di Francesco e l'ambasciata. Tornati in albergo scoprono che è già presente un piantone a sorvegliarli. Da lì a poco i due vengono accusati di omicidio e trasportati nel carcere di Varanasi.[2].

Il giorno 7 febbraio 2010, in presenza dell'Avvocato Mr. Vibhu Shankar dello Studio Titus di Delhi (nominato su indicazione dell'Ambasciata), Tomaso ed Elisabetta venivano tratti in arresto con l'accusa di aver strangolato Francesco Montis sulla base di un esame postmortem (esame autoptico) che relazionava che la morte era avvenuta per asfissia da strangolamento. Lo Studio Legale Titus, avvalendosi anche della consulenza dello Studio Tulsi sempre di New Delhi, faceva eseguire una controperizia dalla quale si evince che la morte è avvenuta per asfissia, ma non da strangolamento bensì per altre cause.

Il processo parte a rilento, l'opinione pubblica è concorde con il fatto che i due saranno scarcerati al più presto, soprattutto per mancanza di prove. Tuttavia il 14 maggio i giudici negano la scarcerazione dei due italiani, senza tuttavia comunicare le motivazioni di tale decisione.[3].

Il processo

Il 21 maggio parte il processo, dove in pochi minuti vengono formalizzate l'accusa, cioè di omicidio, e la difesa. In questa occasione appare per la prima volta l'ambasciatore italiano in India[4]. L'udienza successiva viene rimandata più e più volte, per ferie del giudice, per sciopero del pm, per motivi religiosi. Nella seduta del 7 luglio viene dichiarato dai dipendenti dell'hotel: Francesco Montis stava già male quando era tornato in hotel, era evidente. Quindi ancora dopo alcuni rinvii, oltre che alle negazione della scarcerazione sotto cauzione. Nell'udienza successiva, uno dei test dell'accusa, il manager dell'albergo si contraddice più volte[5], arrivando a ritrattare quanto dichiarato in precedenza, che gli era stato riferito dalla polizia, mentre lui personalmente non aveva nemmeno visto Montis [6]. Dopo vari rinvii interviene la Corte Suprema[7]. che pur negando la libertà su cauzione, obbliga:

  1. Di concludere il processo entro tempi ragionevoli poiché entrambi gli imputati sono stranieri;
  1. Di condurre il processo giorno per giorno così da poterlo concludere entro tre mesi a partire dalla data odierna, il 29 settembre 2010;
  1. Di non permettere alcun aggiornamento delle udienze se non per motivi eccezionali.

Su questa spinta, in poco tempo vengono fatte varie udienze, dove si denota una contraddizione tra quanto dichiarato nella fase istruttoria e quanto invece dichiarato in aula dai test dell'accusa. Sotto la stessa linea precedente si ha l'interrogatorio del tassista, quindi di alcuni poliziotti, i quali non sempre confermano quello dichiarato in precedenza. Dopo alcuni rinvii il 13 luglio si ha l'interrogatorio chiave, quello del medico che ha fatto l'autopsia[8], che conferma quanto dichiarato in precedenza: la morte è avvenuta per strangolamento. Il medico verrà interrogato più volte, dopo viene chiamato a testimoniare il commissario che ha accusato i due ragazzi, ma dopo molti rinvii o assenza ingiustificata del commissario (che viene anche sanzionato per questo). Solo il 7 maggio 2011 si ha la fine degli interrogatori dell'accusa. Quindi il processo passa alla requisitoria dell'accusa e della difesa. La situazione sembra finire per il meglio, difatti la difesa ha messo in luce i punti deboli dell'accusa, inoltre sia il medico che il poliziotto che altri, sono caduti più volte in contraddizione, l'avvocato dei due giovani chiede la scarcerazione immediata. Il 23 luglio arriva la sentenza: ergastolo per i due italiani. [9]. A questo punto il PM sentendo la sentenza di colpevolezza dei due chiede la pena di morte, che però il giudice nega.

I due, che si continuano a dichiarare innocenti, decidono di ricorrere in appello, l'approvazione viene data il 29 agosto[10]. La richiesta per la scarcerazione su cauzione doveva essere approvata per settembre, ma vengono fatti ancora molti rinvii.[11]

Le anomalie

La sentenza

Il passaggio chiave, dove il giudice cade palesemente in contraddizione, nella sentenza di condanna è a pagina 73 dove appare scritto:

« Il movente che ha spinto i due accusati ad uccidere Francesco Montis non si può dimostrare per insufficienza di prove. Tuttavia si può comunque ipotizzare che Tomaso ed Elisabetta avessero una relazione intima illecita[12]. »

La malattia

Come testimoniato in aula dai camerieri, il giorno del loro rientro in albergo, era evidente che Montis non stava bene. La famiglia di Francesco Montis afferma che il figlio soffriva di salute da tempo, una tosse persistente. La madre del giovane è intervenuta più volte in difesa degli amici del figlio dichiarando che non ha mai pensato, né creduto possibile, la morte per omicidio.[13]

Il medico

Il medico che ha fatto l'autopsia è un medico oculista. Analizzando la relazione dell'autopsia, si evince immediatamente che sul cadavere sono state trovati dei morsi di animale. Nella relazione appare scritto che è stata trovato un ematoma nel cervello, esattamente un ematoma subaracnoideo, che da solo potrebbe essere stata la causa della morte. Il Prof. Riccardo Zoia, ordinario di medicina legale all'università di Milano, interpellato per avere un parere afferma che questo certificato non basta per dare la cause della morte, sicuramente non sufficiente per poter dichiarare morte per strangolamento, pone anche dei dubbi sul fatto che l'autopsia sia stata fatta da un medico oculista; legalmente, questa analisi che è la prova cardine per capire le cause della morte, da sola non è sufficiente per dire che si tratta di strangolamento, sempre secondo il parere dell'esperto.[12]

Compagni di viaggio

Nel viaggio in India assieme ai tre ragazzi erano presenti alcuni amici, che hanno dichiarato come tra Tomaso ed Elisabetta non ci sia mai stato nessun rapporto sentimentale, nemmeno attrazione fisica, ritenendo assurdo il movente passionale proposto dall'accusa per giustificare la morte di Montis.

I ritardi

Gli innumerevoli rinvii delle udienze, che hanno fatto ritardare di quasi un anno la sentenza che la Alta Corte aveva obbligato avvenisse entro Novembre 2010, pone dei buoni dubbi sull'effettivo buon operato da parte del tribunale.

Articoli correlati

Fonti

Note

  1. L'Unione Sarda, fonte cit.
  2. La Stampa, 1º aprile 2010, fonte cit.
  3. IVG.it, 14 maggio 2010, fonte cit.
  4. IVG.it, 21 maggio 2010, fonte cit.
  5. IVG.it, 28 luglio 2010, fonte cit.
  6. IVG.it, 4 settembre 2010, fonte cit.
  7. IVG.it, 2 novembre 2010, fonte cit.
  8. IVG.it, 13 dicembre 2010, fonte cit.
  9. Corriere della Sera, fonte cit.
  10. IVG.it, 29 agosto 2011, fonte cit.
  11. La Stampa, 21 novembre 2011, fonte cit.
  12. 12,0 12,1 Le Iene, fonte cit.
  13. IVG.it, 2 aprile 2010, fonte cit.