Crisi di governo, Silvio Berlusconi: "O elezioni o marceremo su Roma"

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domenica 27 gennaio 2008

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Il leader della Casa delle Libertà, Silvio Berlusconi, è intervenuto quest'oggi telefonicamente all'assemblea del movimento che sostiene il governatore della Regione Lombardia Roberto Formigoni, rinnovando il suo auspicio alle elezioni anticipate come metodo di risoluzione della crisi di governo, iniziata giovedì scorso con le dimissioni di Romano Prodi a seguito del voto di sfiducia del Senato della Repubblica.

Il cavaliere ha detto che, se il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non optasse per le elezioni anticipate, «milioni di italiani si riverserebbero a Roma per chiederle». Ma Berlusconi lascia anche spazio ad un dialogo sui grandi temi istituzionali con le forze di centro-sinistra, dicendo: «Se all'interno di questa sinistra c'è qualcuno che vuole dividere con noi certe responsabilità, non saremo certo noi a dire di no».

Infine, parlando del ruolo dei partiti minori e degli alleati all'interno delle coalizioni, il leader di Forza Italia ha precisato: «Noi daremo supporto e sostegno ai nostri alleati, daremo loro visibilità, ma poi con i loro voti dovranno eleggere i loro rappresentanti. Il confronto lo faremo al nostro interno in ambito nazionale perché la legge elettorale non può essere cambiata»

Alle elezioni il partito di Berlusconi andrà col proprio nome e col proprio simbolo, ma accennando «un richiamo al PdL». Il PdL non si ferma qui, continuando: «si va assolutamente avanti, non è cambiato nulla», seppur la creazione di un partito non è facile «in questo momento credo interferiscano con le elezioni che riteniamo urgenti».

Gianfranco Fini, capo di Alleanza Nazionale, parla ancora della linea del «tempo scaduto» e insiste nel richiamare al più presto il popolo italiano alle urne e di evitare inutili e non probabili governi di larga intesa. «Non si fa un governo per fare una legge elettorale, ma per affrontare le questioni vere - da Palermo il capo di AN-. Può sembrare una banalità, ma non lo è. Se deve nascere un governo tecnico-istituzionale, deve essere appoggiato sia da noi che da loro. E se il centrodestra ha valori di riferimento diversi dal centrosinistra, come è possibile trovare miracolosi punti di convergenza?». Ribadita da Fini la «necessità di andare al voto». «Perché questa fermezza? -si chiede- Non per egoismo di parte né perché sentiamo profumo di vittoria ma perché gli italiani devono pronunciarsi perché riteniamo inutile una discussione sulla legge elettorale».

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