Italia: le entrate salgono, ma la produttività non va bene

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mercoledì 9 aprile 2008

La Banca d'Italia rende note le entrate di cassa nel primo bimestre del 2008: a gennaio-febbraio sono state pari a 59.173 milioni di euro, il 10,5% in più rispetto al corrispondente periodo del 2007. Rispetto al mese di febbraio dello scorso anno l'aumento è stato del 10,8%, raggiungendo quota 27.902 milioni di €.

Si segnala però anche l'incremento del debito pubblico, che era in calo nell'ultimo trimestre del 2007, il quale ha toccato quota 1.621 miliardi di €, rispetto ai 1.596 di dicembre.

La pubblicazione del Factbook dell'OCSE ha messo ionltre in evidenza altri punti deboli del nostro paese. Innanzitutto l'Italia è ultima tra i grandi paesi industrializzati per la crescita della produttività del lavoro (Pil per ora lavorativa), con un valore al di sotto dello 0,5% nel periodo 2001-2006. La situazione pone la penisola di gran lunga al di sotto della media sia dei paesi OCSE (+1,4%) sia dell'Europa a 15 (+1,7%).

Emerge inoltre la bassa crescita demografica (+0,08% nel 2006), la fertilità scadente (1,34%), la bassa occupazione delle donne (46%) e l'elevato numero degli anziani, col 19% di ultra 65enni.

I lavoratori invece hanno il compenso medio più basso tra i grandi paesi industrializzati, sebbene lavorno in media 1.800 ore l'anno (8° posto).

Alto è anche il rapporto dei giovani inattivi, dove siamo secondi solo alla Turchia, con il 10,9% dei ragazzi e l'11,4% delle ragazze che tra i 15 e i 19 anni non vanno nè a scuola, nè lavorano. E quelli che studiano si posizionano 24esimi in una classifica di 30 paesi.

«Ma ciò che preoccupa di più - dice Enrico Giovannini, capo del Dipartimento Statistiche dell'OCSE ed estensore del Factbook – sono i dati relativi ai flussi di investimenti stranieri (Fdi) diretti in Italia», dato che permette di calcolare il grado di appetibilità di un Paese.

Risulta infatti che nel 2005 sono arrivati in Italia "solo" 224 miliardi di dollari contro i 660 della Germania, i 627 miliardi della Francia ed i.371 miliardi della Spagna.

Sembra quindi che l'investitore straniero non sia molto incline ad investire in un paese dalla bassa produttività, con una burocrazia asfissiante, le infrastrutture deficitarie e la formazione scadente.

Fonti