Viaggio umanitario del CIS in Guinea
lunedì 26 agosto 2013
Resoconto del 3 febbraio 2013 a cura di Pier Luigi B. Presidente del CIS.
Il CIS (Cooperazione Italiana Solidarietà) riparte. Acquistata l'ambulanza e caricata di materiale sanitario insieme a Bruno, Piero e Marzio ci imbarchiamo al porto di Genova e dopo due giorni di ottima navigazione con tempo splendido anche se freddo (siamo partiti il 12 gennaio!) si arriva a Tangeri, ridente città marocchina sullo stretto di Gibilterra con un nuovissimo e funzionale porto che ci accoglie la sera con una temperatura mite. Stranamente in meno di un'ora sbrighiamo le pratiche doganali ed iniziamo il viaggio via terra che ci porterà attraverso il Marocco, l'ex Sahara Occidentale diventato ora una regione del Marocco, la Mauritania, il Senegal fino in Guinea.
Dopo esserci alternati alla guida per quasi l'intera notte in prima mattinata ci godiamo un buon tè alla menta alla periferia di Agadir al termine dell'autostrada. Pranzo al sacco con le ottime provviste di Bruno incaricato del vettovagliamento, mangiamo anche le sue piccole ma saporite mele del Monferrato, purtroppo il vino che ho portato non lo beviamo per la promessa fatta alla partenza di aprirlo solamente al termine del viaggio, eccetto Marzio che su questo punto si rimangia subito la promessa. Pernottamento e cena in un piccolo albergo a Tarfaya ed all'alba si riparte con arrivo in tarda mattinata alla frontiera con la Mauritania. Breve insabbiamento nella critica terra di nessuno ed in serata arriviamo alla missione di padre Jerome a Nouadhibou.
Il mattino successivo Marzio decide di fermarsi per completare le pratiche per un eventuale intervento di neurochirurgia ad una bimba che abbiamo incontrato nella missione e che soffre di una grave malformazione congenita al cervello. Piero cerca di ammutinarsi dicendo che vuole fermarsi ancora lì, ma dopo la mia ferma decisione di ripartire, a malincuore ci segue ed in serata siamo a Nouakchott, capitale della Mauritania, dopo esserci goduti strada facendo uno stupendo tramonto sul deserto con riflessi dorati a sfumature rosee sulle dune.
Il giorno successivo arriviamo a Rosso, caotica città di confine con il Senegal sul fiume omonimo. Traghettiamo dopo 7-8 ore di attesa ma ormai ci siamo abituati a questi tempi africani. Qualche ora dopo arriviamo a Saint Louis, antica capitale del Senegal di chiaro stampo francese, che conserva un fascino ottocentesco con il ponte in ferro costruito dall'ingegner Eiffel, lo stesso della torre. Ci fermiamo in un albergo dell'epoca coloniale prospiciente il ponte. Ogni oggetto è ricco di storia che ci riporta indietro di 150 anni. Ai muri sono appesi antichi trofei di caccia grossa accanto a quadri che incorniciano ingialliti documenti d'epoca.
Il mattino successivo un buon cappuccino ci rimette subito in sesto per riprendere il viaggio fino a Dakar dove una allegra festa alla missione don Bosco ci rilassa scambiando quattro chiacchiere a tavola con ospiti locali. Non abbiamo neppure il tempo di salutare i numerosi amici senegalesi perché la mattina successiva dobbiamo arrivare alla missione di padre Feliciano a Tambacounda, nell'est del Senegal, pare una delle città più calde del Paese!
All'alba del giorno successivo ripartiamo per la Guinea che raggiungiamo nel primo pomeriggio. L'ambulanza viene fermata alla dogana di Koundara in attesa di informazioni dal Ministero. Il mattino successivo ripartiamo con un doganiere a bordo. La strada asfaltata termina dopo pochi chilometri e si entra quindi nella foresta con strada sterrata di color rossiccio. Ci separano circa 1000 km dalla capitale Conakry dove dobbiamo arrivare per consegnare l'ambulanza ed il materiale all'ospedale pubblico. Durante il tragitto incontriamo rarissimi autocarri e dobbiamo aiutare l'autista di un furgone in panne caricandoci le numerose taniche di benzina ed altro materiale. Con quel caldo opprimente nell'ambulanza si avverte solo odore di benzina! Nella notte si arriva a Boké completamente ricoperti da terra rossa, ma contenti per aver potuto tenere un collegamento con una radio di Torino che ci segue nel viaggio grazie all'interessamento di mio fratello Gian Carlo. Nel piccolo albergo l'acqua della doccia scende con il contagocce ma almeno con un po' di pazienza possiamo toglierci tutta la polvere.
Il mattino seguente dopo aver attraversato numerosi villaggi, alcuni di mattoni, altri di paglia arriviamo nella capitale Conakry, che ci sommerge con il suo caos e smog. Lasciamo l'ambulanza in dogana, iniziamo le pratiche per lo sdoganamento ed incontriamo un angelo custode ad un ufficio ministeriale che ci prende in consegna e non ci molla per due giorni fino al termine della lunga procedura burocratica che sembra non finire mai.
Rientrati in possesso dell'ambulanza ed opportunamente lavata la consegnamo al principale ospedale della città. Siamo quindi ricevuti dalla moglie del presidente della Repubblica, che ci ringrazia meravigliata per l'ottimo mezzo. Ci dice che è la prima ambulanza che ricevono.
Il giorno dopo andiamo a vedere un sogno realizzato. Nel cuore della foresta in riva al mare, l'oceano Atlantico, sorge un villaggio di 450 orfani che ricevono un pasto caldo, un'educazione con scuole professionali sia per bambini che bambine e soprattutto tanto amore ed affetto. Riccardo ex orfano e sua moglie Daniela da dieci anni si sono trasferiti da Brescia fino qui a Boffa per realizzare il sogno di Riccardo: restituire quanto ricevuto! Siamo stati due giorni a contatto con questa eccezionale coppia ed è impossibile non venirne contagiati. Ho visitato oltre 140 bambini in ottime condizioni di salute. Abbiamo dato loro quanto ci rimaneva del nostro denaro con la promessa, ritornati a casa di concretizzare un aiuto per questi bambini. Il villaggio completamente fatto da volontari italiani ha un ordine ed una pulizia esemplari: utilizza pannelli solari ed è autonomo in tutto, possiede una barca da pesca, un campo di riso (che però non è sufficiente a sfamare tutti questi voraci bambini!) ed acqua corrente. Al mattino c'è persino l'alzabandiera con tanto di inno.
Al ritorno a Dakar visito la bambina che avevo fatto operare al cuore mesi prima. La piccola che ora ha sei anni mi corre incontro felice, non finisce più di parlare, adesso è serena così come i suoi genitori. Visito un'altra bambina con malformazione al cuore e mi impegno a farla operare in Italia. Breve visita in ambasciata per consegnare un ricordo dell'Associazione Nazionale Alpini di Asti e per predisporre le pratiche per l'intervento della piccola. Il segretario ci rimprovera bonariamente perché ci aveva sconsigliato il viaggio via terra per le criticità dell'attraversamento dell'ex Sahara Occidentale, della Mauritania e per l'entrata in Guinea, perché pare che nei pressi della frontiera qualche mese prima turisti italiani siano stati depredati di quanto avevano! Qualche buona bottiglia di moscato di Canelli migliora il clima della conversazione. Questo non è il solito turismo e ti lascia sempre qualche cosa dentro!
Galleria fotografica
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Pista fra Koundara e Bokè
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Ponte traballante sulla strada Bokè-Conakry
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Ponte costruito in epoca coloniale sulla strada Bokè Conakry
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Pista prima di Bokè
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Pista dopo Koundara
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Lungo la pista dopo Koundara
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Villaggio dopo Koundara
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Ovest della Guinea -Conakry. Lungo la rossiccia pista fra Koundara e Bokè.
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Ponte in ferro dell'età coloniale francese vicino a Bokè
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Conakry: partecipanti del viaggio con funzionario ministeriale e consegna dell'ambulanza all'ospedale della capitale
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Manifestazione sindacale ad un Ministero a Conakry
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Spiaggia di Sobanet (Boffa)
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Villaggio "Maison des enfants" a Sobanet (Boffa)
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Boffa "Village des enfants" (Daniela-Riccardo)
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Fonti
Notizia originale |
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