La Camera italiana approva l'indulto
27 luglio 2006
La Camera dei Deputati ha approvato l'indulto: la maggioranza dei due terzi necessaria è stata raggiunta.
Dopo una giornata piena di tensioni, Montecitorio dà via libera all'indulto. Alla fine i voti favorevoli sono stati 460, i contrari 94 e gli astenuti 18. I voti contrari sono provenuti da Italia dei Valori e Alleanza Nazionale, Lega Nord mentre i Comunisti italiani si sono astenuti. Ora la legge passa al Senato per l'approvazione definitiva.
Bagarre in aula durante il voto di un emendamento che impediva il voto di scambio politico-mafioso. Soltanto l'Italia dei Valori e i Comunisti Italiani, insieme ad altri pochi deputati dei due poli, hanno votato a favore, mentre la grande maggioranza della Camera ha respinto la proposta. Antonio Di Pietro ha anche annunciato che, se passerà l'indulto, provvederà a pubblicare sul web i nomi dei parlamentari che hanno votato a favore. Il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha censurato l'accaduto.
Intanto il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha minacciato di dimettersi se Di Pietro, ministro delle infrastrutture autosospesosi per protesta contro l'indulto, non verrà richiamato all'ordine dal premier Romano Prodi. In particolare, Mastella ha ritenuto «inaccettabile la posizione di Di Pietro, ovvero che chi è contro l'indulto è in regola moralmente e chi è favorevole ha invece qualche vicinanza col tratto dell'immoralità».
L'IdV ha protestato di essere contro l'indulto per il voto di scambio fra mafia e politici, denunciando un «patto scellerato» per respingere l'emendamento che avrebbe tolto dalla legge l'indulto sugli «inciuci».
Dopo il voto, Di Pietro ha sostenuto che «l'Unione ha svenduto la dignità».
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- «Il Senato italiano approva il ddl sull'indulto» – Wikinotizie, 29 luglio 2006
- «Indulto: primo scarcerato a Catanzaro» – Wikinotizie, 1 agosto 2006
Fonti
- «L'indulto passa tra le tensioni; è scontro Di Pietro-Bertinotti» – la Repubblica, 27 luglio 2006.