Pakistan: Benazir Bhutto è stata uccisa

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giovedì 27 dicembre 2007

Benazir Bhutto

Benazir Bhutto, leader dell'opposizione in Pakistan, è morta a seguito delle ferite riportate in un attacco kamikaze avvenuto a Rawalpindi, vicino alla capitale Islamabad, durante un raduno elettorale per le elezioni che avranno luogo l'8 gennaio prossimo. Le stime riferiscono di circa 35 vittime, compresi altri esponenti del Partito del Popolo Pakistano (PPP).

La dinamica dell'incidente non è stata chiarita: la polizia riferisce che due uomini sono giunti sul posto a bordo di una moto, hanno sparato almeno 5 colpi con un kalashnikov, colpendo la Bhutto alla nuca e ferendola gravemente. I due attentatori si sono fatti esplodere poco dopo, rendendo difficili le operazioni di soccorso poiché si temevano nuovi attentati.

Ricoverata in ospedale, la Bhutto è deceduta alle ore 18:16 locali, (13:16 UTC), come riferito da Wasif Ali Khan, membro del PPP. Il marito, Asif Ali Zardari, subito dopo il trasporto in ospedale, aveva riferito che «le sue condizioni erano serie», ma subito dopo è sopraggiunta la morte, confermata anche dal ministero dell'interno pakistano.

Nawaz Sharif ha dichiarato che continuerà la lotta dei pakistani, nonostante la morte della Bhutto.

La Bhutto, dopo il ritorno dall'esilio durato 8 anni, aveva più volte partecipato a comizi sfociati in attentati. In particolare, il 19 ottobre scorso era sopravvissuta a un attentato in cui erano morte oltre 100 persone.

L'attentato, rivendicato da Al Qaeda, sarebbe stato ordinato dal vice-leader dell'organizzazione terroristica islamica Ayman al-Zawahiri, mentre Asif Ali Zardari ha denunciato il governo pakistano di essere responsabile dell'attentato che ha portato la morte della leader dell'opposizione.

Posizione di Rawalpindi, in Pakistan

Le reazioni internazionali

I media internazionali hanno aperto edizioni straordinarie per riferire della vicenda in diretta e per i primi commenti politici:

  • Stati Uniti: per bocca del Dipartimento di Stato, è stata espressa la forte condanna all'uccisione della Bhutto; un portavoce ha aggiunto che il presidente George W. Bush ha appreso la notizia mentre si trovava nel ranch di Crawford.
  • Città del Vaticano: Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, ha detto: «Una notizia tragica, terribile... partecipiamo al dolore della popolazione pakistana».
  • Italia: il ministro degli esteri, Massimo D'Alema, ha commentato: «Desidero ribadire la determinazione dell'Italia a combattere ed isolare ogni forma di terrorismo, nonché a sostenere, in ogni maniera possibile, le ragioni del dialogo e del cammino di riconciliazione nazionale in Pakistan». Romano Prodi, presidente del consiglio dei ministri, ha detto: «Esprimo il dolore mio e di tutto il governo per la tragica scomparsa di Benazir Bhutto».
  • Pakistan: Il presidente Pervez Musharraf ha condannato l'attentato e ha quindi annunciato tre giorni di lutto nazionale, chiedendo poi al popolo pakistano di mantenere la calma per poter «questa tragedia e continuare a combattere contro il terrorismo».
  • Russia: Il dolore del popolo russo per l'assassinio della Bhutto è stato espresso da un portavoce del Ministero degli Esteri, Mikhail Kamynin, che si è augurato che il Pakistan «riesca a intraprendere i passi necessari per garantire la stabilità del Paese», per poi ammonire dicendo che il governo russo «aveva più volte ammonito a prestare attenzione al fatto che le autorità pachistane avrebbero dovuto adoperarsi al massimo per garantire la stabilità nel paese in questo periodo cruciale».
Wikipedia
Wikipedia

Wikipedia ha una voce su Benazir Bhutto.

Gli scontri

A seguito dell'attentato, migliaia di seguaci della Bhutto si sono ritrovati davanti all'ospedale dove è morta, gridando slogan contro il presidente Pervez Musharraf, mentre a Karachi hanno occupato le strade dando anche fuoco ai copertoni e lanciando pietre sulle automobili. La televisione Dawn News ha riferito che nel corso degli scontri altre dieci persone avrebbero perso la vita. A Peshawar, invece, la polizia ha dovuto ricorrere all'uso dei gas lacrimogeni e dei manganelli per sedare la sommossa.

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Fonti